L’ Italia sta cadendo letteralmente a pezzi. Come ormai le
pagine di cronaca descrivono, nel bel Paese vige una gran brutta abitudine,
quella di fare qualcosa quando è già stato fatto il danno. Ed ecco che elementi
che fanno parte della nostra storia, si sbriciolano sotto gli effetti degli
eventi atmosferici (hanno resistito a millenni, ed alla furia di vulcani, ma
non all’ incuria dell’ uomo!). Solo per citarne alcuni, novembre 2013,
Pozzuoli, si sbriciola il muro dell’ Anfiteatro Antonino Pio; dicembre 2013,
crolla un pezzo delle mura medievali di Penna San Giovanni. Roma, febbraio
2014, crolla una delle contrafforti delle Torri delle Mura Aureliane, poco
prima che venissero restaurate. Ancora, 30 metri delle mura di Volterra cedono
alle intemperie che hanno imperversato sull’ Italia negli ultimi mesi. Di pochi
giorni fa è invece la notizia di un nuovo crollo nel sito archeologico di
Pompei. A molti verrebbe naturale puntare il dito contro gli eventi
atmosferici, ma tutto ciò si sarebbe potuto evitare o comunque prevenire. Come?
Tutelare e preservare il patrimonio culturale non solo è un dovere nei
confronti del popolo e delle future generazioni, ma anche un ottimo canale di
business turistico, tenendo conto che ogni angolo da Nord a Sud è stato
testimone o porta le impronte delle conquiste e delle guerre, dei diversi
popoli che ci hanno attraversato e di quello che siamo stati. Inoltre
rappresenterebbe un ottimo incentivo di lotta alla disoccupazione, impiegando
coloro che hanno una preparazione idonea. I fondi da impiegare ci sarebbero, ma
purtroppo vige un’ incapacità nel saperli utilizzare. Da un comunicato stampa
pubblicato sul sito del Ministero dei Beni, delle Attività culturali e del
Turismo “Le parole dei commissari europei Johannes Hahn e Androulla Vassiliou
sulle misure adottate ieri per la salvaguardia di Pompei – ha dichiarato il
Ministro Franceschini – fanno capire che il cammino intrapreso è quello giusto.
Ora bisogna andare avanti con determinazione, ne va della credibilità del
Paese”. Noi aggiungiamo che per avere credibilità, necessitiamo di persone
esperte al Ministero, e non di personaggi messi in questi posti solo a seguito
di accordi politici.
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