Il buon caro vecchio Totò
direbbe “E io pago!”, come nel film 47 morto che parla, di fronte
a ciò che 500 famiglie stanno affrontando nella zona di Roma Nord,
che da circa un mese hanno scoperto di non poter utilizzare l' acqua
che arriva nelle loro case, e che hanno sempre pagato, perchè l'
arsenico ivi contenuto supera i limiti di legge, e, come si legge
nell' ordinanza del primo cittadino di Roma, vi sarebbero inoltre
presenti batteri. I NAS, Nucleo Carabinieri Ambiente e Salute, stanno
indagando. Come si legge ne Il Messaggero di oggi, stanno seguendo la
pista della contaminazione avvenuta all' interno del bacino idrico da
cui si diramano le condutture che servono le zone sotto sequestro,
avvenuta forse perchè non ben sigillato e quindi facilmente
accessibile ad animali e insetti, come accadde a Tivoli nel 2008.
Nel frattempo, dopo essere
riusciti ad ottenere in un lampo la presentazione alla Camera dei
Deputati di una Legge Regionale per l' acqua, a distanza di anni (3
per l' esattezza, dopo il referendum del 2011 a cui parteciparono 39
comuni laziali), le 500 famiglie che fino a dicembre staranno senz'
acqua corrente nelle loro case, stanno raccogliendo delle firme per
presentarsi al Parlamento Europeo, per richiedere l' intervento delle
istituzioni comunitarie per risolvere il problema.
È possibile che per ottenere
qualcosa bisogna scavalcare l' amministrazione locale e puntare in
alto per far smuovere le “acque”? Perdonate il gioco di parole,
ma ci sembra più che azzeccato, viste le circostanze. A gennaio L'
Espresso dedicava un articolo alla notizia che in Europa abbiamo la
maglia nera per le sanzioni ricevute dall' Unione Europea, pertanto
ci sembra doveroso terminare l' articolo così come è iniziato, ma
con una modifica, ci perdoni il buon Totò, “E noi paghiamo!”.
Nessun commento:
Posta un commento